giovedì 20 aprile 2017

CURIOSITA’ - DON BOSCO E IL VINO

Figlio di contadini, Giovanni Bosco nasce in una cascina nella frazione collinare “I Becchi” di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco). Lavora nei campi come garzone e, dunque, la sua attenzione verso l’agricoltura è dovuta alle origini familiari; porta spesso i ragazzi a vendemmiare nelle vigne del Monferrato e scrive anche diversi articoli sull’argomento: in uno di questi si legge che il vino fa bene se buono e bevuto con discrezione, mentre l’eccesso nel bere abbrevia la vita ed è causa di guai e miseria per tante famiglie.
A lui è attribuito un volumetto intitolato L’Enologo italiano:
“In mezzo a tale fermento compariva un volume di 150 pagine dal titolo: “L'Enologo Italiano”, opera di D. Bosco, del quale non ci venne fatto di trovare copia non ostante lunghe ricerche. In esso libro, dopo aver accennato alla coltura delle viti, alle condizioni di una buona cantina, alla preparazione dei tini, delle botti e degli altri vasi vinari, egli insegnava tutte le diverse maniere di produrre il vino, il tempo di travasarlo, il modo di conservarlo sano, d'impedire che inacetisca o prenda gusti cattivi, pei quali tante volte una povera famiglia si vede andare a male le fatiche e il reddito di un intero anno. Egli aveva incominciato questo scritto sul finire del 1844, quasi, egli disse, per darsi uno svago, occupandosi eziandio del benessere materiale de' suoi compaesani. Ma D. Bosco non operava mai a caso, mai fuori di tempo. Pare che un suo primo trattato siagli riuscito molto compendioso e che ora lo svolgesse con maggiori ragguagli. Consegnatolo alle stampe, lo diffondeva a più migliaia di copie fra i contadini e ne faceva un presente ai parroci, ai medici, ai sindaci di sua conoscenza; di propria mano lo donava in Torino ad alcuni di quelli che si proclamavano paladini delle libertà popolari, e non dimenticava di farne ossequio a certi membri più influenti dei vari Congressi. Non era entrato in politica, ma faceva proprie con questo libro le idee e le aspirazioni del popolo in ciò che si riferiva alla sua prosperità. Dappertutto si parlava di commerci e di dazi pel vino; quindi con “L’Enologo” D. Bosco si dimostrava, quale era, un amante de' suoi concittadini, un fautore di progresso e di civiltà; e guadagnavasi la simpatia di molti, dei quali importavagli assicurarsi l'appoggio”.
(dalle Memorie Biografiche di Eugenio Ceria, 1933)